Il Polo Museale Diocesano

Il Polo Museale Diocesano

Il Museo Diocesano di Gubbio è parte del Polo Museale diocesano cittadini, una rete culturale di grande prestigio che raggruppa sotto un’unica gestione le seguenti strutture oltre al museo della cattedrale:

Chiesa di Santa Maria dei Laici

La Chiesa di Santa Maria dei Laici, detta anche dei “Bianchi”, è parte integrante del circuito del Polo Museale Diocesano di Gubbio. Essa ospita al suo interno, un importante opera di Federico Barocci, pittore urbinate che per il suo stile elegante è ritenuto un importante esponente del Manierismo italiano e dell’arte della Controriforma, considerato uno dei precursori del Barocco. Il dipinto racconta l’episodio evangelico dell’Annunciazione, la Vergine è seduta con il libro dei salmi appoggiato sulle ginocchia. Maria si fronteggia all’angelo, è sorpresa e stupita per l’annuncio, per il turbamento dei tanti interrogativi che tumultuano nel suo cuore, e per l’accettazione dell’annuncio. L’Angelo, in ginocchio davanti a Lei, con faccia amica e rassicurante, con la mano destra indica che è messaggero di una Volontà Superiore, mentre con la mano sinistra regge un giglio, simbolo di purezza e di garanzia per la grandezza del mistero che ha appena annunciato. Al lato della Madonna, il cesto del lavoro, chiaro rimando alla quotidiana fatica che lei come tutte le donne di allora dovevano affrontare. Fu commissionato l’8 aprile 1610 dalla Confraternita dei Bianchi, e precisamente dal suo Priore, conte Muzio Beni al pittore urbinate. In quell’occasione furono stipulati dei patti tra i quali le dimensioni del “Quadro d’Altare raffigurante la Nunziata”, dovevano essere quelle richieste dalla Confraternita, gli onorari vennero fissati in 400 scudi (con anticipo di 200 scudi) e l’accordo che qualora l’opera fosse rimasta incompiuta per sopravvenuta morte dell’artista, un collegio di periti avrebbe dovuto calcolare il valore della parte realizzata.

Il Barocci venne realmente a morte nel 1612 e l’opera rimase incompiuta. Gli eredi ebbero la somma stabilita dal collegio peritale, e il compimento dell’opera , l’Angelo Annunciatore, fu affidato al suo allievo Ventura Mazza di Cantiano, per 45 scudi. L’Annunciazione della Confraternita dei Bianchi è senz’altro l’ultima opera del Barocci, nel giugno 1619 il dipinto fu portato a Gubbio, sostò qualche giorno nella chiesa di Madonna del Ponte, qualche altro in quella di S.Secondo, e il 4 luglio 1619, con imponente corteo a cui presero parte il Vescovo, le autorità comunali, molti cittadini, al suono della banda musicale, attraversata la città, fu deposto nell’Altare grande della Chiesa dei Bianchi. Per osare risalto a quest’opera, i confratelli tentarono maggior richiesta (1633,1648,1650) di far sopraelevare la chiesa, ma inutilmente. Il dipinto è rimasto sempre al suo posto. Durante l’oocupazione francese del 1798, il giorno 7 Germinale dell’Anno VI repubblicano (27 marzo 1798) il dipinto fu trasferito nella chiesa di Santa Maria dei Servi, chiesa ufficiale della Municipalità, per impedirne una eventuale esportazione. Cessato il pericolo, fu riportato nella sua sede originale.
La Chiesa è aperta dal giovedì alla domenica orario 10.30-13.00 e 15.00-18.00 per informazioni: 0759220904

Chiesa di Santa Maria Nuova

La Chiesa di S Maria Nuova fu eretta nella seconda metà del sec. XIII, probabilmente tra il 1270 edil1280. Nell’anno 1292 è ricordata nella bolla pontificia di Papa Nicolò IV con la quale si concedevano indulgenze ai fedeli che avessero visitato la chiesa nel giorno della festa della Madonna. La chiesa è ad unica navata, in origine di minori dimensioni con la facciata arretrata di una campata e con grandi archi trasversali. Nel sec. XIV fu ampliata secondo la disposizione attuale, con l’ingresso principale, dal bel portone ogivale fuori centro e poche essenziali decorazioni. Nel 1440 separata dall’Abbazia di S. Maria d’Alfiolo, fu unita al Monastero di S. Agostino; nel 1692 la Chiesa era ancora sotto la Giurisdizione dei Padri dell’Ordine degli Eremiti di S. Agostino “extra meniacivitatis”. Già in quest’epoca tutti i pregevoli affreschi conservati nella chiesa di S. Maria Nuova erano “sotto scialbo”, ad eccezione della “Madonna con Bambino e Santi” detta del “Belvedere” di Ottaviano Nelli (sec XV), immagine devozionale cara alla città di Gubbio. Nell’anno 1998, il ciclo pittorico, compreso l’affresco della “ Madonna del Belvedere”, è stato oggetto di complessi lavori di consolidamento e restauro, in previsione del completo recupero dell’edificio finalizzato alla riapertura e alla fruizione di tutte le opere originariamente in esso contenute.
La Chiesa di Santa Maria Nuova è aperta al pubblico ogni sabato e domenica dalle 10.30 alle 12.30 e dalle 15.30 alle 17.30 o su prenotazione.

Chiesa di Santa Maria Nuova

La Chiesa di S Maria Nuova fu eretta nella seconda metà del sec. XIII, probabilmente tra il 1270 edil1280. Nell’anno 1292 è ricordata nella bolla pontificia di Papa Nicolò IV con la quale si concedevano indulgenze ai fedeli che avessero visitato la chiesa nel giorno della festa della Madonna. La chiesa è ad unica navata, in origine di minori dimensioni con la facciata arretrata di una campata e con grandi archi trasversali. Nel sec. XIV fu ampliata secondo la disposizione attuale, con l’ingresso principale, dal bel portone ogivale fuori centro e poche essenziali decorazioni. Nel 1440 separata dall’Abbazia di S. Maria d’Alfiolo, fu unita al Monastero di S. Agostino; nel 1692 la Chiesa era ancora sotto la Giurisdizione dei Padri dell’Ordine degli Eremiti di S. Agostino “extra meniacivitatis”. Già in quest’epoca tutti i pregevoli affreschi conservati nella chiesa di S. Maria Nuova erano “sotto scialbo”, ad eccezione della “Madonna con Bambino e Santi” detta del “Belvedere” di Ottaviano Nelli (sec XV), immagine devozionale cara alla città di Gubbio. Nell’anno 1998, il ciclo pittorico, compreso l’affresco della “ Madonna del Belvedere”, è stato oggetto di complessi lavori di consolidamento e restauro, in previsione del completo recupero dell’edificio finalizzato alla riapertura e alla fruizione di tutte le opere originariamente in esso contenute.
La Chiesa di Santa Maria Nuova è aperta al pubblico ogni sabato e domenica dalle 10.30 alle 12.30 e dalle 15.30 alle 17.30 o su prenotazione.

Raccolta delle Memorie Ubaldiane

La Raccolta, collocata nel convento di Sant’Ubaldo sul Monte Ingino, è un’esposizione museale permanente che, tramite oggetti, documenti ed opere d’arte illustra la vita di Ubaldo, patrono di Gubbio vissuto tra il 1085 e il 1160 e il culto a lui dedicato nel corso dei secoli, con riferimento anche alla nota Festa dei Ceri, celebrazione cittadina che da circa ottocento anni ha luogo a Gubbio il 15 maggio, vigilia della morte del santo. Tra le opere esposte, oltre a dipinti, oggetti lignei e oggetti votivi, sono conservati manufatti tessili rinvenuti all’interno dell’urna dove erano riposte le reliquie di Sant’Ubaldo. In particolare spiccano per importanza: un “camice di panno grosso lacero e rattoppato e sudicio con le maniche spaiate” in tela di lino e un drappo in seta e lino di colore giallo con decorazione in rosso costituita da una serie di uccelli e leoni rampanti, affrontati alternati in file parallele e chiusi all’interno di una rigida struttura geometrica a dente di lupo, entrambe databili al XIII secolo. Ubaldo, come accennato, nacque a Gubbio intorno al 1085. Orfano di entrambi i genitori, venne educato da uno zio molto religioso, il quale tuttavia ostacolò il suo progetto, manifestato quando aveva quindici anni, di ritirarsi a vita solitaria; gli consentì, però, di associarsi ai canonici di San Secondo. Ordinato nel 1114 sacerdote dal vescovo Giovanni, Ubaldo intraprese r opera di riforma della chiesa ritirandosi, come già aveva fatto san Pier Damiani, nel monastero di Fonte Avellana.

A Gubbio fece ritorno nel 1129 per reggere come vescovo la diocesi su preciso ordine dello stesso papa Onorio II. Gubbio era allora una città piuttosto inquieta, divisa da feroci discordie che contrapponevano fazione a fazione, casato a casato. E sulle strade cittadine spesso correva il sangue. 11 vescovo Ubaldo si offrì a fare da paciere e un giorno mise a repentaglio la propria vita nel tentativo di sedare una delle tante violente sommosse. Si era gettato tra i contendenti supplicandoli di desistere, ma era stato travolto. Solo quando gli eugubini si accorsero d’averlo lasciato malconcio sul terreno, posero fine alla rissa, preoccupati della sorte del loro vescovo e pentiti della loro insensatezza. Da quel giorno gli animi si calmarono. Ubaldo, amato dal popolo perché era sempre pronto a difenderlo dall’arroganza dei potenti, resse la città per oltre trent’anni, salvandola dalla distruzione minacciata da Federico Barbarossa. Come papa Leone aveva fatto con Attila, il vescovo Ubaldo andò incontro all’imperatore, armato solo della forza della fede e del prestigio della sua dignità episcopale. Barbarossa, colpito da tanto coraggio, mutò proposito e risparmiò la città. Ubaldo morì il 16 maggio 1160. Trent’anni dopo sull’onda della sincera venerazione tributata degli eugubini al loro santo vescovo eletto anche a patrono della città. Ubaldo venne incluso nell’albo dei santi.
Il Museo Raccolta delle Memorie Ubaldiane è aperto tutti i giorni dalle 10.00 alle 12.30 e dalle 15.00 alle 18.00 Il circuito è visitabile con la possibilità del biglietto unico agevolato in cui rientra anche la visita a PALAZZO DEL BARGELLO.